“Sono a Kabul” poi il silenzio. La scomparsa di Zarifa Ghafari.
“Sono a Kabul” poi il silenzio. Sono ormai 5 giorni che non abbiamo notizie della coraggiosa sindaca Zarifa Ghafari.
Zarifa è la sindaca più giovane dell’Afghanistan, nemmeno trentenne vinse una sfida con 138 candidati in cui lei era l’unica donna a concorrere.
È il simbolo di un Paese che provava a cambiare, a emanciparsi, un cambiamento che ora rischia di soffocare sotto la nuova egida dei talebani.
Zarifa è un bersaglio perche donna che ha ricoperto un incarico pubblico, istruita, amministratore in una delle regioni più conservatrici.
Le sue ultime parole “sono qui seduta ad aspettare con mio marito e con la mia famiglia che vengano a prendermi” devono essere un monito per tutti il mondo occidentale.
Dobbiamo essere in prima linea a pretendere che sui diritti fondamentali non si torni indietro, che le donne non tornino più in una condizione di totale sottomissione e subalternità. In questo scenario l’Unione europea deve fare la sua parte e parlare con una voce unitaria. È necessario sostenere con grande forza che ogni azione contro i civili le minoranze, le ragazze, le donne sarà inaccettabile e che saremo pronti ad agire utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione, leve economiche e finanziamenti inclusi.
L’arrivo in Italia di 2500 tra ex-collaboratori e familiari è il segno concreto di come il nostro Paese sia in prima linea a tutela del popolo afghano. Non possiamo voltare le spalle agli afghani, in primis a tutti coloro che hanno collaborato e creduto in noi.