Se nella mia condanna c’è l’interdizione dai pubblici uffici? Non lo ricordo
Mariastella Gelmini, oggi Ministro per gli Affari Regionali, vorrebbe sfornare una nomina di tutto rispetto: Massimo Parisi, ex parlamentare di Forza Italia, da mettersi in staff alla modica cifra di 10 mila euro mensili, come riporta il Fatto.
Peccato però che il buon Parisi sia condannato in primo grado per bancarotta fraudolenta assieme al suo amico Denis Verdini. Di più: dato che le vicende riguardarono fondi all’editoria, all’epoca la Presidenza del Consiglio si costituì parte civile, ottenendo poi il risarcimento dei pagamenti da Parisi. Ora, quando verrà formalizzata la nomina, la Presidenza del Consiglio stipendierà Parisi, dato che il Dipartimento Affari Regionale ne fa parte.
Un surreale paradosso. Che diventa plateale presa in giro quando lo stesso Parisi, incalzato sulla vicenda relativa alla condanna, dice “Se nella mia condanna c’è l’interdizione dai pubblici uffici? Non lo ricordo”.
Questo è, come sempre, un gran bello schiaffo dritto dritto in faccia ai cittadini di questo Paese, che sono ormai ridotti a impotenti spettatori di una classe politica che gestisce il potere con un modello da ancien régime, dove un’oziosa aristocrazia si sente in diritto di poter fare ciò che vuole, quando vuole e come vuole, sentendosi perennemente al di sopra di una vaga legge morale.
E occhio che il signore qui non è indagato: è stato condannato. Quindi non è giustizialismo chiedere che, per decenza, non venga pagato con soldi pubblici che per altro gli deriverebbero dall’Istituzione che deve risarcire.
Leonardo Cecchi